Il cibo di strada ha raggiunto la “maturità” a pieni voti da almeno un decennio. Scartato, declassato, bistrattato, si è preso la rivincita, conquistando i grandi chef italiani. Proprio così , sono tanti i nomi della cucina che da anni si sono convertiti allo street food.
Lo confermano anche i numeri che evidenziano la presenza in Italia (fonti Unioncamere 2019) di oltre 90 mila locali dediti allo street food e più di 20 mila operatori itineranti (tra standisti e food truck).
Tra questi un buon 30% è rappresentato da chef certificati, alcuni addirittura “stellati Michelin” che a bordo delle loro cucine mobili e direttamente dai locali nei centri cittadini propongono piatti della tradizione.
Si va dalla carbonara rivisitata dello chef Marco Sacco passando da Marco Bertozzi che propone un classico dell’Appennino romagnolo, le “Ciacce”, una sorta di pane piatto/piadina fritta e abbinata con coppa romagnola, mortadella o squacquerone.
E poi ancora lo chef Raffaele Lardone, di origini napoletane che propone “‘U bror’ ‘e purp’” il Brodo di Polpo e Polpo, uno dei classici cibi di strada partenopei e ancora Maurizio Chiarullo che allestisce un punto con il rinomato “Baccalà in tempura su crema di patata al basilico”.
Insomma , decine di “maestri” che si dedicano a 360 gradi ai grandi piatti dello street food nazionale utilizzando sempre materie prime di qualità, valorizzando il territorio e le sue eccellenze a km0. Insomma, il cibo di strada è promosso a pienti voti! FC