Il mondo pandemico ha modificato le nostre abitudini, lo dicono super intellettuali, sociologi, psicologi e giornalisti di tutte le testate. Abbiamo assistito a cambiamenti vertiginosi nella nostra quotidianità, ogni settore della nostra vita ha subito trasformazioni, a volte in meglio ma nella maggior parte in peggio.
Tra le tante cose che il “sistema” tenta di cambiare è il nostro modo di mangiare, di consumare il cibo. Non potendo noi poveri mortali scegliere di pranzare al tavolo di un ristorante o consumare il cibo di strada davanti ad un truck, ci vogliono convincere che il futuro della ristorazione è il delivery o comunemente chiamato “consegna a domicilio”.
Assistiamo ad un martellamento di messaggi sul delivery a dir poco “fuorvianti”, come se consumare la cena a casa in contenitori di plastica, sia il massimo della vita.
Si nasconde semplicemente il fatto che oggi il delivery ha successo perchè al momento non vi è alternativa! E come dire che “se hai voglia di una bibita e non puoi acquistarla, perchè non hai soldi, non ti resta che bere l’acqua del rubinetto”. In pratica non hai scelta!
Ma il vero “fastidio” è sentire millantare il delivery come “nuova tendenza”, un nuovo trend, una cosa davvero “cool” da provare.
Mancanza di igiene, cibo freddo, poca sicurezza nella consegna, non poter vedere chi cucina e quali materie prima impiega, pubblicità ingannevole sui prodotti, commissioni altissime per i ristoratori: sono solo alcune delle criticità della consegna a domicilio, che resta un paliativo alla vera ristorazione e allo street food storico. Tutto questo , sommato alle regole e normative che hanno bloccato l’attività degli operatori dello street food si è tradotto in un vero e proprio fallimento del delivery.
La speranza è di poter tornare quanto prima alla vita cosidetta “normale”, poter gustare il cibo in piazza, sentirne i profumi , fra una risata con gli amici, un abbraccio e una stretta di mano. Altro che delivery!
Fabio Cirantineo