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L’ultima follia di un bar di Milano: clienti in rivolta per uno scontrino assurdo!

Scontrino assurdo in un bar di Milano
Lo scontrino assurdo in un bar di Milano. (Streetfoodnews)

La polemica scoppiata dopo la pubblicazione sui social dello scontrino di un noto bar di Milano. La polemica scoppiata dopo la pubblicazione sui social dello scontrino di un noto bar di Milano.

Il capoluogo lombardo è considerata il fulcro dell’economia italiana, se Roma resta il centro degli interessi politici, è Milano dove si realizzano quelli economici e finanziari. Per questo, sono tantissimi i giovani, ma anche meno giovani, che ogni anno si trasferiscono a Milano per cercare nuove opportunità di lavoro.

Il rovescio della medaglia è che il costo della vita è molto più alto che nel resto d’Italia e negli ultimi anni è continuato a salire mettendo in serie difficoltà lavoratori, studenti ed in generale le famiglie che abitano la città.

Secondo i dati pubblicati dall’Istat, Milano è la città italiana dove il ceto medio soffre di più, anche perché i salari non tengono il passo dell’inflazione. Si calcola che una famiglia media spende circa 3.300 euro al mese per vivere nella capitale finanziaria. L’affitto è la voce più pesante del bilancio, si parte da 1000-1200 euro al mese per un appartamentino non troppo lontano dal centro, un monolocale in periferia parte dai 650 euro al mese.

In ogni  caso Milano resta una delle città con gli stipendi mediamente più alti della norma, anche perché un buon reddito è una premessa fondamentale per viverci. Nella città convive, insieme al ceto medio,  anche il lusso più sfrenato, e lo scontro spesso avviene sui social, quando attirati dai locali esclusivi poi ci si trova con dei conti salatissimi.

Lo scontrino del coperto per il caffè

In questo contesto, spesso la polemica inizia in rete, quando gli scontrini arrivano sui social e scoppia il dibattito tra sostenitori e detrattori. Tutti ricorderanno la celebre pizza di Cracco che per un periodo è diventato un vero e proprio caso mediatico. Con l’attenzione così alta sul tema capita che anche un euro in più aggiunto per un caffè al tavolino accenda nuovamente la questione.

E’ quanto successo al Pavè, un noto bar, aperto da tre amici oltre dieci anni fa con la promessa di una breackfast revolution ed entrato rapidamente nella classifica dei migliori bar segnalatati da Gambero Rosso. Uno scontrino del locale è finito sui social accompagnato dal commento “Solo a Milano può accadere una cosa del genere”. La critica al costo di 1 euro addebitato  sotto la voce “coperto” aggiunta alla consumazione di un caffè al tavolo. Da quel momento sono arrivate al locale una serie di critiche e non sono mancate riflessioni sull’aumento del costo della vita a Milano.

Caffè coperto bar Milano
E’ giusto far pagare il coperto per un caffè al tavolo? (Streetfoodnews)

La risposta dei proprietari allo scontrino pubblicato sui social

Intervistato da Gambero Rosso, Luca Scanni, uno dei tre fondatori del Pavè, ha voluto spiegare l’accaduto. Solo di recente il bar ha deciso di aggiungere il costo di  un euro per il coperto su quello che viene consumato al tavolo. Il coperto, però, è tipico dei ristoranti, dove i costi vanno a coprire quelle spese che riguardano tutto cioè che viene apparecchiato sul tavolo, una voce che di rado si trova nei bar.

Alla base potrebbe esserci un’incomprensione, poiché Scanni ha spiegato che il bar è uno dei pochi dove i prezzi al banco sono uguali a quelli dei tavoli, mentre molti hanno l’abitudine di avere un listino per il banco e un menù per i tavoli, con prezzi completamente diversi. “Ma è giusto fare così? – si chiede Scanni – La strada che fa il cameriere è esattamente la stessa, sia che porti solo una tazzina sia che porti un vassoio pieno. Perché allora aumentare il prezzo di un caffè che ha dentro la stessa quantità di caffè, in qualunque modo venga consumato?”. A conti fatti, la soluzione sembra proprio favorire il cliente e non il locale, l’equivoco forse nasce dalla parola scelta, se avessero scritto “servizio” anziché “coperto” forse oggi non staremmo qui a discuterne.